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L'incapacità di amare. Riflessioni alla luce del pensiero di Freud.


anaffettivo

Come si sviluppano le capacità di desiderare e di amare? In quali situazioni si verifica una incapacità di amare?

L'incapacità di approfondire il legame amoroso è frequente nelle personalità con disturbi narcisistici. I sentimenti che sembrano dominare questi individui sono l'impazienza e la frustrazione, qualora il loro oggetti di desiderio non siano subito disponibili. Riuscire a sedurre l'altro, rappresenta una verifica positiva delle loro stesso valore. Seduco, dunque sono.

Il personaggio di Don Giovanni è un particolare tipo di conquistatore con queste caratteristiche: non è mai sazio, potremmo dire che soffre di bulimia erotica, quello che conta per lui è la quantità. In questo caso sedurre, equivale a conquistare e sottomettere, rappresenta una verifica positiva del proprio valore. Don Giovanni, nella sua bramosa ricerca di conquiste, sembra ricercare l'altro, in realtà ciò che egli cerca è relativo a sé, alla propria autorappresentazione: è la ricerca di una conferma narcisistica, una conferma del proprio valore. Nel narcisismo possiamo notare come l'investimento sessuale e l'identificazione sono, tra loro, interscambiabili. Il narcisista mira a rimpiazzare l'altro sostituendolo radicalmente con una parte del sé.

Così Don Giovanni:

schiacciava e calpestava ogni cosa e non desiderava nessuna donna; per questo correva dietro tutte, spinto dalla voglia anziché da una solida fiamma. Tormentato da questa sua voglia, la infiammava sempre di più. Questo era Don Giovanni, l'uomo che non poteva desiderare una donna (Lawrence, L’amante di Lady Chatterley, 1936).

Il narcisista non si sforza di rimediare alla sua incapacità di amare, aspetta il fallimento dell'altro, la sua stanchezza o il suo tradimento per rafforzare la convinzione che non esiste un modo per sopravvivere all'infuori della soppressione del bisogno, della mancanza.

Più l'altro appare incomprensibile, più affascina. Ciò che attira è l'ostacolo, la difficoltà insuperabile. In questo caso il rapporto interpersonale non è vissuto come incontro ma come continua lotta, una modalità masochistica di vivere il rapporto d'amore. Tutta la forza, l'attenzione della persona sono rivolte non al rapporto finale, cioè al momento in cui, si pongono le basi della relazione, confrontando l'immaginario con la realtà, ma al percorso, alla cattura, alla seduzione. La scelta di vita del Don Giovanni è più al servizio del bisogno di potere che dell'erotismo.

Secondo Balint, sono dinamiche relative non tanto a conflittualità quanto a carenze fondamentali nel processo di sviluppo del sé. La carenza è qualcosa che rimanda a una mancanza fondamentale, una ferita precoce che segna irrimediabilmente lo sviluppo, e che potrebbe essere riparata solo con il ricevere le cose che sono mancate.

Con l'introduzione del concetto di masochismo Freud ci fornisce un ulteriore schema concettuale che ci aiuta a comprendere alcune forme di amore malato. La nostra salute e la nostra capacità di costruire legami affettivi positivi dipendono dalla prevalenza, in noi, di forze vitali. Se prevale la distruttività, di cui il masochismo è un'espressione, siamo portati a compiere scelte e comportamenti distruttivi per il nostro benessere, ad esempio con la scelta di relazioni amorose fallimentari e dolorose.

Freud (1924) pensa che ognuno, uomo o donna che sia, è assoggettato ad un masochismo che possiamo definire "fondamentale" o "originario" che è effetto della pulsione di morte. Distingue come noto, fra masochismo erogeno, femmineo e morale. Nel masochismo erogeno la persona cerca un partner sessuale sadico e che infligga dolore e sofferenza, realizzando così il rapporto perverso sadomasochistico. Successivamente, l'interesse di Freud si sposta sull'analisi delle fantasie inconsce che stanno dietro alla posizione di sottomissione (1919, un bambino viene picchiato), scoprendo che si tratta spesso di fantasie legate al desiderio edipico. Più avanti ancora, (1924, Il problema economico del masochismo), Freud estende il concetto di masochismo dal ristretto campo sessuale o dallo specifico della fantasia edipica, al comportamento umano più generale e al carattere femminile. Freud introduce il concetto di masochismo morale individuandone il motore nella presenza dell'istinto di morte (1920, Al di là del principio del piacere), una pulsione inconscia antitetica alla libido, cioè all'istinto di vita, che nel masochismo morale è particolarmente elevata, o non sufficientemente mescolata alla libido che ne dovrebbe attutire la distruttività, cosicché si ritrova libera ad operare all'interno della psiche, causando la ritorsione dell'aggressività verso il se (nel masochismo, appunto) o verso l'oggetto, l'altro (nel sadismo). Il masochismo morale è dettato dal Super-io ed è l'erede diretto del complesso di Edipo, non cerca la sofferenza inflitta dal partner o dalla persona amata, ma se la procura attraverso le circostanze di vita più diverse, ubbidisce ad un bisogno inconscio di punizione dovuto ad un sentimento di colpevolezza.

L'amore è uno dei fondamenti della civiltà, è modello di ogni felicità, è all’origine della famiglia che unisce l’uomo e la donna, nonché il figlio ai suoi genitori, permette il soddisfacimento sessuale genitale e la “tenerezza inibita alla meta” che rappresenta la forma di amore che unisce i membri di una famiglia e costituisce la base dell’amicizia e dei legami comunitari. L'uomo, avendo sperimentato che l'amore sessuale (genitale) gli procurava il massimo del soddisfacimento possibile ed era diventato per lui il modello di ogni felicità si rese “dipendente da una parte del mondo esterno, cioè dall'oggetto amoroso prescelto e si espose alle più profonde sofferenze se da quello fosse stato respinto o lo avesse perduto in seguito ad infedeltà o morte” (1929, p.591). Freud ritiene che con difficoltà sia possibile trovare la felicità sulla via dell'amore, ma perché ciò avvenga sono indispensabili ampie modificazioni psichiche della funzione amorosa. Le persone che riescono in questo compito si rendono indipendenti dal consenso dell'oggetto, spostando il valore principale dell'essere amati all’amare; si difendono contro la perdita dell'oggetto riversando il loro amore non su oggetti singoli, ma su tutti gli uomini in ugual misura; ed evitano le incertezze e le delusioni dell'amore genitale, deviandolo dalla meta sessuale e trasformando la pulsione in un impulso inibito nella meta. Questa disponibilità a un amore che abbracci tutti e tutto è il grado più alto cui l'uomo possa elevarsi.

L'amore adempie alla sua funzione di legare l'uno all'altro un numero considerevole di persone, più intensamente di quel che può fare l'interesse del lavoro in comune. Unisce l’uomo e la donna che fondano la famiglia in base ai loro bisogni genitali, ma è anche il sentimento positivo tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, che un tempo era originariamente un amore pienamente sensuale e comunque lo è ancora nell'inconscio dell'uomo. L'amore genitale conduce alla formazione di nuove famiglie, l'amore inibito nella meta alle "amicizie", che assumono importanza per la civiltà in quanto sfuggono a molte limitazioni dell'amore genitale, per esempio alla sua esclusività. Allo stesso tempo (1929, p. 596) Freud sottolinea come l'amore sessuale è un rapporto tra due persone mentre la civiltà si basa su relazioni tra un numero maggiore di persone. Al culmine di un rapporto amoroso non rimane alcun interesse per il mondo circostante, la coppia degli amanti basta a se stessa.

In nessun altro caso eros svela così chiaramente il nucleo della sua essenza, l'intento di fare di più d'uno uno, ma quando lo ha raggiunto nel modo che è diventato proverbiale, facendo innamorare due esseri umani, non vuol andar oltre.

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