top of page
Posts in evidenza

Gli 8 segnali che dovresti andare dall'analista


A tutti capita di attraversare periodi di stress, tristezza, lutti e situazioni conflittuali, e quando ti senti giù può esser difficile rendersi conto che è arrivato il momento di affrontare il tuo problema rivolgendoti a un professionista. E infatti, a quanto pare, proprio coloro che più trarrebbero beneficio da un qualche genere d’aiuto terapeutico tendono a non andarne alla ricerca: nonostante il fatto che in America un adulto su cinque soffra di una qualche forma di malattia mentale, solo una fetta che va all’incirca dal 46 al 65 per cento di coloro che soffrono di problemi di natura medio-grave sono attualmente in cura — a rivelarlo è la Substance Abuse and Mental Health Services Administration

E per quanto l’individuazione e la cura delle malattie mentali diagnosticabili rappresenti una priorità nell’ambito della comunità psichiatrica, l’offerta di un aiuto psicologico a coloro che non presentano dei problemi di facile identificazione può risultare altrettanto importante. E aldilà di tutta quell’inutile sofferenza, rifiutando l’aiuto dei professionisti chi sta male potrebbe finire addirittura col peggiorare la propria situazione.

“Prima si va in cerca d’aiuto, più facile è affrontare il problema”, sostiene lo psicologo Daniel J. Reidenberg. “In tal modo ci vorrà meno tempo, uno sforzo minore e una minore quantità di stress”.

Gli psicologi attribuiscono il basso tasso di persone in cura allo stigma e a tante leggende metropolitane connesse alla figura dell’analista. Fra queste il timore che solo i “matti” abbiano bisogno della psicoterapia, che il fatto di accettare quell’aiuto rappresenti un segno di debolezza, o che le cure finiscano per consumare parecchio tempo e denaro. Tutto ciò non è vero, ci dice la psicologa Mary Alvord, Ph.D.

“Una cura non implica necessariamente il dover andare in analisi quattro volte a settimana; per esempio io ho dei pazienti che vengono da me solo per due consulti, o per una terapia cognitivo-comportamentale in un anno”, racconta. “La gente crede che finirà per impantanarsi lì, ma questo non è affatto vero”.

E per quanto in alcuni casi le cure possano effettivamente essere molto costose, e non vengano sempre considerate alla pari di altre cure mediche dalla maggior parte delle assicurazioni sanitarie, in giro ci sono anche opzioni più economiche, fra le quali i tanti centri legati alle università, e quegli psicoterapeuti che fanno pagare [i propri pazienti] in base al reddito.

“Le malattie mentali vengono ancora ingiustificatamente stigmatizzate, ma qui non stiamo neanche parlando di malattia mentale”, argomenta Reidenberg. “Stiamo solo parlando della vita, e di quanto essa possa risultare difficile. I benefici della psicoterapia [possono esser visti] più al pari degli esercizi anti-stress, o di un’alimentazione sana — cioè soltanto delle strategie che aiutano a facilitare la propria vita, e contribuiscono a rimuovere le cause dello stress”.

Quali sono allora quei segni che potrebbero indicare che per noi è arrivato il momento di fissare un appuntamento? Abbiamo chiesto a Reidenberg, Alvord e alla psicologa Dorothea Lack di svelarci alcuni di quegli indicatori che tutti possiamo tener d’occhio nei momenti in cui ci sentiamo giù. Il punto fondamentale? È che è semplicemente questione di valutare fino a che punto sei in grado di reggere — tutto ciò che ti fa sentire sovraccarico, o che incide negativamente sulla propria capacità di funzionare rientra perfettamente fra le competenze di un analista, così come di un assistente sociale o di uno psicologo.

Tutte le sensazioni che provi sono molto intense.


“Tutti tendiamo ad arrabbiarci o a rattristarci, ma quanto intensamente accade, e quanto spesso?”, chiede Alvord, “e ciò è in grado di limitare o alterare significativamente la propria capacità di funzionare?”.

Sentirsi regolarmente travolti dalla rabbia o dalla tristezza potrebbe indicare una problematica di fondo, ma c’è anche un’altra forma di sensazioni intense da tenere d’occhio: la tendenza ad essere catastrofistici. Quando ti si presenta un problema inatteso, ti senti forse immediatamente incline a dare per scontato che possa accadere solo e soltanto il peggio? Quest’intensa forma d’ansia, che vede ogni singolo motivo di preoccupazione ingigantito e trattato come se fosse l’esito più realistico, può risultare particolarmente debilitante.

“Può farti sentire paralizzato, portare a degli attacchi di panico, e perfino far sì che tu cerchi di evitare di affrontare i tuoi problemi”, spiega Alvord. “Se l’orizzonte della tua vita tende a chiudersi perché stai cercando di evitare tante cose, allora è probabilmente arrivato il momento di cercare l’aiuto di qualcuno”.

Hai sofferto un trauma, e sembra che proprio non riesca a smettere di pensarci. Il dolore provato in seguito a un lutto in famiglia, alla fine di una storia o alla perdita di un posto di lavoro può bastare, per aver bisogno di un po’ di terapia. “Tendiamo a supporre che questo genere di sentimenti possano scomparire da soli”, ragiona Alvord, che però prosegue dicendo che non è sempre così. Il lutto che segue una perdita può incidere sulla propria capacità quotidiana di funzionare, e perfino farti ritrarre dai tuoi amici. Se ti rendi conto di non riuscire a impegnarti nella tua vita, o se coloro che hai intorno hanno notato che ti stai allontanando da loro, potresti volerne parlare a qualcuno per sviscerare il modo in cui quell’evento drammatico ancora ti pesa. Dal lato opposto ci sono anche quelle persone che reagiscono a una perdita con comportamenti di natura più maniacale: un’iperfrequentazione degli amici e dei conoscenti, o un’incapacità di dormire. Anche quelli sono segni che è arrivato il momento di richiedere l’aiuto di un professionista.

Provi dei ricorrenti e inesplicabili mal di testa, mal di stomaco o un abbassamento delle tue difese immunitarie.


“Quando siamo emotivamente sconvolti, la cosa è in grado di provocare degli effetti sul nostro corpo”, spiega Alvord. Le ricerche confermano il fatto che lo stress sia in grado di manifestarsi attraverso una vasta gamma di problemi fisici, dai disturbi cronici allo stomaco ai mal di testa, ai raffreddori frequenti o a un impulso sessuale ridotto. Reidenberg aggiunge che reazioni riportate di natura più insolita, come spasmi muscolari comparsi dal nulla (e cioè: non in seguito ad un esercizio fisico intenso) o dei dolori al collo possono altresì indicare un accumulo di stress o un disagio emotivo.

Per affrontare il tuo problema sei ricorso all’uso di una qualche sostanza.

Se ti ritrovi a bere o a fare uso di sostanze chimiche in quantità superiori o più frequentemente — oppure a pensare più spesso a bere o ad assumere droghe — potrebbero essere tutti segnali che ti piacerebbe attenuare delle sensazioni che invece dovresti affrontare.

Quella sostanza potrebbe essere anche il cibo stesso. Come osserva Reidenberg i cambiamenti d’appetito potrebbero rappresentare un ulteriore segnale che non tutto sta andando per il verso giusto. Sia mangiare troppo che non voler mangiare potrebbero rappresentare il segno che una persona sta affrontando una situazione di stress, o che si pone in maniera conflittuale rispetto al desiderio di prendersi cura di sé.

I tuoi risultati sul lavoro stanno peggiorando.


Fra coloro che si ritrovano ad affrontare questioni di natura emotiva o psicologica, un cambiamento nella qualità della propria performance lavorativa è cosa comune. Potresti sentirti lontano dal tuo lavoro, spiega Reidenberg, anche se magari un tempo ti faceva sentire felice. Aldilà dei cambiamenti nel livello di concentrazione e di attenzione, potresti ricevere dei feedback negativi da parte dei tuoi superiori o dei tuoi colleghi, indicanti un peggioramento nella qualità del tuo lavoro. E anche questo potrebbe il segno che è il momento di parlare a un professionista.

“Gli adulti trascorrono al lavoro la maggior parte del loro tempo”, ragiona Reidenberg. “Perciò coloro che se ne rendono conto sono anche coloro a cui tocca compensare, proprio come nelle famiglie”.

Ti senti distante da tutte quelle attività che prima amavi svolgere.

Se senti che i locali che amavi frequentare, gli appuntamenti con gli amici e le riunioni di famiglia hanno perso quella gioia che un tempo ti suscitavano, può essere il segno che c’è qualcosa che non va, spiega Reidenberg. “Se ti senti disincantato, se avverti l’assenza di uno scopo, di un senso, o se provi una generale sensazione d’infelicità, andare da un analista potrebbe aiutarti a riacquistare un po’ di lucidità, o a incamminarti lungo un’altra strada”, conclude.

I tuoi rapporti stanno attraversando un momento difficile.


Trovi difficoltà nel comunicare come ti senti davvero — o anche solo a capirlo tu stesso in primo luogo? Se ti senti regolarmente infelice quanto ti rapporti alle persone che ami, secondo Alvord per te potrebbe essere arrivato il momento giusto per una terapia familiare o di coppia.

“Siamo in grado d’aiutare la gente a trovare la forza necessaria per riuscire a esprimersi meglio — e alla gente noi insegniamo anche che non dipende solo da ciò che si dice, ma dal linguaggio del corpo e dall’atteggiamento complessivo che si adotta”, sostiene Alvord.

I tuoi amici ti hanno detto che si sentono preoccupati.

A volte gli amici sono in grado di osservare dei comportamenti difficili da percepire dall’interno, quindi vale la pena prendere in considerazione il punto di vista di coloro che abbiamo intorno a noi.

“Se nella tua vita c’è chi ti è venuto a dire qualcosa del genere: ‘Ne stai parlando con qualcuno?’ o ‘Va tutto bene? Sono preoccupato per te’ — quello è un segnale che forse dovreste ascoltare i loro consigli”, suggerisce Reidenberg.


Questo post è apparso per la prima volta su The Huffington Post US ed è poi stato tradotto dall'inglese da Stefano Pitrelli.


Recent Posts
bottom of page